LA STORIA

Il Mitsubishi A6M Reisen ("Zeke", secondo il codice alleato) ha avuto una fondamentale importanza nella storia dell’aviazione navale nipponica, partecipando a tutte le più importanti azioni militari. La sua eccezionale manovrabilità ed autonomia fecero divenire questo velivolo il più temuto caccia dell’impero del Sol Levante e la sua fama, nella storia dell’aviazione, raggiunse quella dello Spitfire o del Bf. 109. Nel maggio del 1937, fu dato incarico alla Mitsubishi ed alla Nakajima di realizzare un nuovo velivolo per la Marina. La Mitsubishi affidò il progetto ad un gruppo di tecnici diretti da Jiro Horikoshi. Nell’ottobre dello stesso anno, alla luce dell’esperienza bellica in Cina, le caratteristiche e le prestazioni che vennero richieste al progetto erano così stringenti che la Nakajima, scoraggiata, abbandonò la gara. La Mitsubishi ebbe quindi via libera e nel marzo del 1939 realizzò il primo prototipo, denominato A6M1. Questo velivolo dotato di motore radiale Mitsubishi Zuisei 13 da 780 cavalli, si alzò in volo per la prima volta a Kagamigahara il 1° aprile dello stesso anno, pilotato dal collaudatore Katsuko Shima.

Durante i primi collaudi l’elica bipala a passo variabile fu subito sostituita con una tripala a giri costanti e le prestazioni del nuovo aereo apparvero subito eccellenti tanto che tutti i requisiti imposti dalla specifica del progetto risultarono pienamente rispettati e persino superati. Prestazioni ancora migliori furono poi raggiunte dal terzo prototipo, con la sostituzione del motore Zuisei 13 con il più potente Nakajima NK1C Sakae 12. Il primo A6M2 con il nuovo motore iniziava le prove di collaudo nel dicembre del 1939 confermando doti di volo superiori ad ogni aspettativa. Prima dell’inizio della guerra nel pacifico vennero introdotte sull’aereo numerose modifiche. Tra le tante ad esempio, l’estremità alare venne resa ripiegabile manualmente per consentire lo stivaggio sulle portaerei, infatti sui ponti elevatori nipponici non poteva essere ospitato nessun velivolo con apertura alare superiore agli 11 metri. Nel frattempo, nella costruzione dei caccia, la Mitsubishi fu affiancata anche dalla Nakajima. Una modifica importante fu l’introduzione di un nuovo motore, denominato Sakae 21, da 1130 cavalli e dotato di compressore a due velocità. L’installazione di questo propulsore rese necessarie una serie di modifiche strutturali del velivolo: l’ordinata parafiamma fu arretrata di 20 centimetri, con conseguente riduzione da 98 a 60 litri del serbatoio di carburante, e tutta la cofanatura del motore dovette essere modificata. Successivamente con l’A6M3 i terminali alari ripiegabili vennero eliminati e l’apertura alare ridotta a 11 metri. In attesa del successore Mitsubishi A7M, venne sviluppata la variante A6M5, che pur conservando gran parte delle innovazioni dell’A6M3, riusciva a sfruttare l’energia dei gas di scarico guadagnando circa 20 Km/h di velocità. Questo caccia entrò in produzione nel 1943 come Tipo Marina "O" Caccia Imbarcato Modello 52. Nel marzo del 1944 entrava in produzione sia alla Mitsubishi che alla Nakajima l’A6M5a, che con un’ala più robusta poteva raggiungere i 740 Km/h. Seguivano le varianti A6M5b, l’A6M5c e l’A6M6c con motore Sakae 31 ad iniezione di acqua e metanolo. Seguì l’A6M7 che prevedeva la sostituzione del motore Sakae con il più potente Mitsubishi "Kinsei". Con questo modello la marina nipponica sperava di poter avere definitivamente la meglio sull’aviazione statunitense, ma il destino dell’Impero del Sol Levante era ormai segnato, e nessuno dei 6300 velivoli ordinati riuscì ad essere completato in tempo.

LA SCATOLA

Già al momento di aprire la confezione la sensazione è quella di trovarci davanti ad un modello "fuori dal comune", e non solo per il prezzo, sicuramente non indifferente, ma anche come standard qualitativo. La scatola ci propone, disposti con cura e ordine tipicamente nipponici, numerose buste trasparenti contenenti le parti in plastica del modello, una contenente 2 figurini di pilota in due differenti pose, una busta contenente il piedistallo, una contenenente le decals, le cinture e le mascherine per dipingere i montanti del tettuccio e per finire un'ultima bustina contenente il sottilissimo filo in metallo dell'antenna radio.
Confezionati a parte troviamo poi 4 involucri contenenti alcuni paricolari in fotoincisione, le gambe dei carrelli in metallo, un set infinito di viti e vitarelle varie, minicacciavite e grasso per lubrificare alcuni meccanismi del carrello. All'interno della scatola è presente naturalmente un manuale di istruzioni di ben 32 pagine veramente ben fatto, comprendente sia la documentazione storica, che un walkaraund di immagini relativo a tre velivoli restaurati ed esposti al pubblico. Le numerosissime fasi del montaggio sono illustrate passo passo con precisione assoluta ed intervallate con alcuni teach tip che, per un profano come me al suo primo modello, si sono rivelati preziosi. Di ciascun particolare è ben indicata la disposizione e la colorazione, il montaggio quindi non risulta quindi mai troppo complesso, anche se naturalmente bisognerà armarsi di una grande dose di pazienza per assemblare le numerose decine di pezzi di cui il modello è composto.
Come da manuale ho iniziato la costruzione assemblando le due metà della fusoliera. Le stampate in plastica sono veramente splendide, con delle pannellature ed una rivettatura perfette. Anche le paratie interne sono ben dettagliate. Ho verniciato l'interno della fusoliera, tranne il vano del carrello posteriore e la zona dell'abitacolo, con il flat alluminium tamiya XF16. Il vano carrello verrà verniciato in aotake, che la Tamiya consiglia di comporre aggiungendo X13 e X25 nella proporzione di 3:1, mentre per l'interno dell'abitacolo ho utilizzato XF71, il cockpit green che la Tamiya ha realizzato espressamente per queso modello! Il montaggio prosegue aggiungendo molti particolari interni, come le bombole dell'ossigeno o quelle per l'aria compressa, particolari che purtroppo risulteranno invisibili una volta chiusa la fusoliera. Successivamente sono passato ad assemblare la vasca dell'abitacolo. Questa risulta composta dalle due paratie laterali, dotate di tutti i longheroni e di un pavimento perfettamente stampato. A questo scheletro di base sono poi assemblate diverse decine di piccoli particolari, come apparecchiature radio, trim, leveraggi, manopole, tubazioni ecc... dando all'insieme un aspetto veramente dettagliato. Naturalmente ogni singolo pezzo dovrà essere verniciato prima del montaggio. Posteriormente l'abitacolo è chiuso, come nella realtà, da una paratia che funge anche da sostegno per il seggiolino del pilota. Quest'ultimo risuta estremamente dettagliato, con tutti i meccanismi per la regolazione della sua posizione. Unico piccolo neo, in questa sezione, sono forse le cinture di sicurezza, non proprio all'altezza per un modello di questa specie. Molto dettagliato il sistema delle fibbie e delle chiusure, ma poco realistico il materale con cui sono costrite le cinture stesse. Si passa poi all'assemblaggio del pannello strumenti. Anche questo molto dettagliato, con i singoli strumenti dotati di veri e propri vetrini. Anteriormente l'abitacolo è chiuso dalla paratia parafiamma e dal grosso serbatoio dell'olio. Superiormente sono alloggiate le due splendide mitrgliatrici da 7.7 mm type 97. Prima di montare l'abitacolo entro la carlinga ho utilizzato dei colori scuri ad olio per invecchiare le strutture. Utilizzando un pennello ho fatto penetrare i colori nelle parti più profonde dell'abitacolo eliminando poi l'eccesso con un cotton fioc. Successivamente con un pennello asciutto, precedentemente intinto nel flat allumninium ho ripassato invece tutte le strutture più rilevate dell'abitacolo. Questa tecnica, come sapete, dà una grande profondità ai particolari ed è alla base di tutti i processi di invecchiamento dei modelli. Finalmente la vasca-abitacolo è terminata! Quasi dispiace inserirla all'interno della fusoliera: vi assicuro già da sola fa la sua splendida figura.
A questo punto del montaggio ho abbandonato l'ordine consigliato dalla Tamiya e mi sono dedicato all'assemblaggio dello splendido motore, composto da ben 32 pezzi. Si inizia unendo le due corone di cilindri e quelle delle aste dei bilanceri. Particolare attenzione bisogna dedicare al montaggio degli scarichi, ma francamente seguendo l'ordine consigliato dalla casa giapponese è praticamente impossibile sbagliare. Una volta terminato l'assemblaggio del tutto mi sono dedicato ad un minimo di dettaglio. Con un sottilissimo filo di stagno ho autocostruito i cavi delle candele, quindi sono passato alla verniciatura. I cilindri sono stati colorati con il nero semi-gloss X18 della Tamiya, le copertire delle valvole in flat alluminio XF16 così come gran parte del blocco motore. Altre parti del motore come la grossa presa d'aria superiore ancora in nero X18. Successivamente con il pennello a secco precedentemente passato nel flat alluminio ho ripassato i cilindri, mentre con un nero ad olio ho evidenziato in profondità i numerosi particolari del blocco motore. Grande cura ho dedicato nel trattare i tubi di scappamento per dare loro un colore che si avvicinasse il più possibile alla realtà. Ho usato vari strati di colore, da vari tipi di ruggine della Life Color, all'exhaust della Model Master, al nero e all'alluminio della Tamya.
Il cockpit terminato Visione anteriore dello splendido motore
Dettaglio posteriore del motore

LA VERNICIATURA
All'inizio della guerra del pacifico, l'intera cellula del caccia Mitsubishi Zero, era dipinta in grigio chiaro, ma a partire dal luglio del 1943 le superfici superiori di questo aereo furono verniciate in verde scuro mentre quelle inferiori restarono grigie. La cofanatura del motore era dipinta in nero mentre il bordo d'attaccodelle ali era dipinto in giallo. Tra le varie colorazioni proposte dalla Tamiya per questo modello ho scelto quella relativa al 210° Fighter Group. Ho iniziato a colorare la fusoliera applicando una velatura uniforme di flat alluminio XF16 della Tamiya. Questo colore sarà ricoperto poi dalla colorazione definitiva del modello, e trasparirà in quelle zone di fusoliera scrostate dall'usura. Per la porzione superiore della fusoliera ho utilizzato il Verde scuro 2 IJN della Tamiya XF70, mentre per le superfici inferiori ho utilizzato il grigio chiaro della Marina Imperiale Giapponese. La Tamiya, per quest'ultimo, consiglia l'AS2, ma essendo un colore in bomboletta e non esistendo il corrispettivo in barattolino l'ho ricreato mescolando un 95% di X2 ed un 5% di X1. Dalle immagini qui sotto si vede chiaramente come la parte superiore della fusoliera, ma lo stesso vale per quella inferiore, ha subito una massiccia dose di pre-shading. Questa tecnica, utilizzata per aumentare la tridimensionalità cromatica del modello; consiste nell'evidenziare i margini delle pannellature con un colore molto scuro, in questo caso direttamente un nero, e nello schiarire la porzione centrale con un colore chiaro, in questo caso il verde XF70 schiarito ed addolcito con una punta di giallo. A questo punto dell'operazione l'aspetto generale del modello non è molto rassicurante: si vede come la fusoliera appaia come un reticolo uniforme di linee scure e chiazze chiare, ma pazientate ed abbiate fiducia.. non siamo che all'inizio della verniciatura! Iniziamo ora ad aerografare, con mani leggerissime, il colore definitivo per la parte superiore della fusoliera: ancora l'XF70 della Tamiya. Man mano che cominciano a sovrapporsi le velature la colorazione della fusoliera assumerà una tonalità sempre più uniforme evidenziando però, in generale, un senso di tridimensionalità più simile a quella di un velivolo reale. In questa fase della lavorazione è bene non avere fretta di raggiungere il risultato definitivo: consiglio di lasciare asciugare bene le singole velature applicate, questo perchè, l'effetto complessivo di ogni singola velatura varia sensibilmente una volta asciugato il tutto.

Con questa tecnica oltre ad enfatizzare la tridimensionalità del nostro modello possiamo ricreare abbastanza fedelmente le disomogeneità e l'invecchiamento della verniciatura di un velivolo operativo magari in teatri bellici proibitivi anche dal punto di vista atmosferico. Nella foto in basso a destra è possibile vedere l'effetto di successive velature di colore definitivo eseguite dopo aver effettuato un pre-shading su tutto il velivolo: naturalmente l'effetto finale è molto più "discreto" rispetto alle foto precedenti, ma la fusoliera ha ora un aspetto molto "vissuto".


L'INVECCHIAMENTO

Eccoci finalmente alla fase che prediligo! Il modello è quasi del tutto montato e verniciato. Potrebbe già fare la sua bella figura sulla basetta appena preparata per lui, ma....manca ancora qualcosa, un qualcosa che dia la vita al nostro lavoro! E' il momento di invecchiare! La qualità scadente delle vernici giapponesi e le condizioni di esercizio proibitive in cui questi velivoli andavano ad operare durante la guerra del pacifico facevano sì che le livree di questi velivoli andassero incontro ad un precoce invecchiamento naturale, mostrando velocemente ampie scrostature e marcate disomogeneità. Un modo abbastanza semplice per ricreare queste ampie scrostature in un modello statico è quello di asportare con del nastro adesivo non troppo tenace lo strato superficiale di vernice. Come già ho precedentemente spiegato la prima fase di verniciatura del modello è consistita nell'aerografare su tulla la fusoliera e sulle ali uno strato di flat alluminio XF16 della Tamiya; successivamente ho sovrapposto il verde scuro XF70 definitivo, sempre della Tamiya. A questo punto, iniziando la fase dell'invecchiamento, ho iniziato ad usare del nastro Tamyia per mascherare. La tecnica è semplice, bisogna avere molta pazienza. Si appoggia il nastro sulla vernice, sia aspetta qualche istante e si strappa con decisone. Ad ogni operazione così effettuata, piccole scaglie di vernice si distaccano dal modello lasciando trasparire l'allumino al di sotto. Allo scopo ho utilizzato molti tipi di nastri adesivi diversi, ognuno con diverse capacità di asportare la vernice. Possiamo variare la tecnica di strappo, la frequenza ecc... lo scopo rimane comunque quello di asportare scaglie di colore in modo da riprodurre una scrostatura il più naturale possibile. Nelle foto qui sotto è possibile vedere i risultati dell'applicazione di questa tecnica. Naturalmente bisognerà cercare di concentrare la densità delle scrostature in quelle zone che anche nella realtà erano sottoposte a forte usura: il bordo di attacco alare, le zone di calpestio e tutte le pannellature ispezionabili della fusoliera. Contemporaneamente a questa fase di invecchiamento e scrostatura ho provveduto a verniciare direttamente sulla fusoliera le insegne nazionali del velivolo: le hinomaru. Data la semplicità dell'operazione ho preferito non utilizzare le comunque ottime decals fornite con la scatola, sperando così di aggiungere un'ancora maggiore autenticità al modello. Dopo aver cercato inutilmente su internet una indicazione univoca sulla reale colorazione di queste insegne ho preferito semplificare il problema accontentandomi di riprodurre la colorazione delle decals originali. Per questo ho utilizzato il rosso Tamiya scurito con una puntina di blu. Stesso discorso per le bande identificative poste sul bordo di attacco alare: anche in questo caso ho preferito aerografarle cercando di riprodurre la colorazione delle decals originali Tamiya. Ho utilizzato in questo caso del giallo addizionato ad una minima quantità di rosso. Come si vede ancora nelle ultime foto in basso, ormai siamo veramente "in dirittura finale": il modello è quasi pronto; si nota la carlinga ampiamente scrostata, la copertura del motore, bellissima nella sua rivettarura , è al suo posto, scrostata seguendo le linee dei flussi aerodinamici, le hinomaru sono aerografate e già debitamente invecchiate e scrostate. In questa fase mi sono concentrato sui particolari: ad esempio i fumi di scarico del motore, eseguiti aerografando a mano libera il mitico Smoke di Tamiya, o ancora tutte le sporcature delle mitragliatrici o dei radiatori dell'olio eseguite utilizzando polvere di gessetti da artista. Eccoci finalmente, il modello è pronto, che dire di più? E' facile e divertente da costruire, bellissimo nel suo dettaglio, splendido da colorare e superbo da mostrare agli amici, di più proprio credo non si possa chiedere ad un modello! Buon divertimento a tutti